lunedì 9 settembre 2013

C'eravamo tanto amate

Signorina Felicita, a quest'ora
scende la sera nel giardino antico
della tua casa. Nel mio cuore amico
scende il ricordo. E ti rivedo ancora
e Ivrea rivedo e la cerulea Dora
e quel dolce paese che non dico.
.
Il tuo nome è ridicolo, sei come una crema molto grossa.



Mi piace ricordare la sensazione che mi davi. Mi facevi sentire fortunata, mi facevi sentire a casa.
All'epoca pensavo che i trent'anni sarebbero sempre stati lontani: non sarebbero mai stati un mio problema; che mi bastava fare un giro in bicicletta; che quello era il mio mondo e che non avrei mai voluto nulla di diverso. 
Sentivo bisogno di te ogni volta che mi allontanavo.
Tu eri bella, eri mia e vederti mi emozionava.

... il mio mondo perfetto.


Solo ora che sei trascorsa mi mostri il tuo volto reale.
Solo ora che ti ho lasciata mi accorgo che non ti riconosco più: mi fai paura e quando sono lì mi sento indifesa, in gabbia e vorrei scappare, andarmene lontano.



Cremona. La mia città. O forse... lo era! Una città così teneramente snob; un luogo per il quale non ho più l'età, che sa darmi ancora quel colpo al cuore, ma nella quale fatico a riconoscermi.

Mi ritrovo ad inciampare nei ricordi, nei rumori, negli odori. Ogni angolo mi rimanda ad un episodio preciso, ad un volto, ad uno stato d'animo... E non riesco ad evitarlo.

Mi ritrovo a vagare e a perdermi fra le vie note con aria divertita, sorridente, da straniera.
Basta un attimo per far riemergere quello che inconsapevolmente mi sono portato dietro in questi anni, ma so che non sarei più in grado di tornare.

Passano gli anni, le città si moltiplicano, i panorami si intrecciano e in un attimo ti rendi conto che, anche se non lo vorresti, le cose cambiano e ciò di cui hai bisogno è altro, ma soprattutto è altrove...
Una vita nuova, un nuovo mondo in cui cercare di essere libera nella disperata corsa per essere tutto, una nuova famiglia che anche se dorme lontano so che può sentire il mio respiro. 
E questo mi piace, ovunque mi porterà...


E in quanto a lei, in fondo so che sarà sempre lì pronta ad accogliermi a suo modo e inevitabilmente avrà sempre un posto speciale nel mio cuore...

"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".

...

Adoro i puntini di sospensione, (purché siano tre) quelli che ti permettono di dire il non detto, di lasciare intendere o forse solo di non affrontare le cose... Che non ti fanno mai chiudere definitivamente con il passato. Che non ti fanno cambiare, perché cambiare mi fa paura.

venerdì 2 novembre 2012

Quello che non siamo, quello che non vogliamo




Sai cosa si fa quando non se ne può più?

Si cambia.

Ecco, io vorrei averne il coraggio.

 "Prometti". Tu mi dici: "Prometti". Tu mi chiedi: "Prometti".
E poi: "Ricorda". Tu mi dici: "Ricorda". Tu mi chiedi: "Ricorda".

Ormai sono anni che la tua vita trascorre così: ti alzi, esegui meccanicamente tutto ciò che è giusto che tu faccia, nel giusto ordine, per riuscire a stare nei tempi che tu hai stabilito.
Poi, arriva un giorno in cui a metà strada del cammino verso i tuoi innumerevoli "devo", della tua corsa folle per accontentare tutte le tue manie, ti accorgi che quella che vedi non sei più tu, non ti riconosci più, non sei più quella che eri un tempo, un po’ come se ti guardassi da fuori e la tua vita ti scorresse davanti per inerzia.



La realtà è che se guardi indietro non puoi far altro che constatare che non sei riuscita a rimanere fedele ai tuoi obiettivi, ai tuoi propositi scintillanti, che sei scesa a compromessi, che ti sei accontentata e arenata perché si è messa di mezzo la paura... paura di sbagliare, di farti ancora più male.

Ti accorgi che hai preferito restare in disparte ad osservare il film della tua vita, impotente, che hai perso i colori... Purché facesse meno male.

Impossibile capire se era quello ciò che volevi, assurdo sperare che ti potessi alzare e cambiare il corso delle cose...


Ti sei annullata, ti sei creata dei fantasmi suadenti e terribili, forse devastanti, che però alla fine si sono rivelati delle magnifiche presenze; hai passato anni a venerarli e ad odiarli, in loro balia, ma ora sai che senza di loro non sapresti più stare, che in qualche modo fanno parte di te, della nuova quanto opaca te. Ma la vecchia “te” esisterà ancora?
Come essere "altro" dal proprio "dover essere"?



Nel corso degli anni ho cercato di allontanare da me ogni fonte di dolore o anche solo fastidio, ho preferito non pensarci, ingannare la mia mente imparando a sorridere nonostante tutto... Ma non è sempre facile, e quando per caso inciampo in quello che ero o avrei voluto essere, quando mi perdo in quel mondo che sa di pellami pregiati e gelsomini, mi ritrovo a chiedermi se forse non ho sbagliato tutto... Volevo, potevo, dovevo...

Ma tu, in fondo, lo sai davvero cosa vuoi?

Dicono che per ricominciare bisogna trovarsi e per trovarsi bisogna perdersi.

La vita spesso è dolorosa, o forse crescere vuol dire anche questo. Quel che è certo è che la cosa più difficile resta amare se stessi, ed è sempre dal non amarsi che nasce la nostra sofferenza...  Cosa fare delle nostre ferite? Come imparare a nominare la sofferenza?



Ma poi... Poi vedi quei sandali glitterati, ti basta una canzone malinconica, il film giusto, un bacio di Mr Big ... e via che si va...
 


Girava con aria quasi svagata, vestito in modo sapientemente chic… Rosa, blu, marrone, una punta di turchese e fra le mani una pantofolina dorata, portata con disinvoltura a mo' di quotidiano… Chissà

 

 

Carol Ann Duffy


Estasi

Nei tuoi pensieri tutto il giorno, tu nei miei.
Gli uccelli cantano al riparo di un albero.
Sopra la preghiera della pioggia, un blu sterminato,
non il paradiso, che non va da nessuna parte, senza fine.
Perché mai le nostre vite si allontanano
da noi stesse, mentre rimaniamo intrappolate nel tempo,
in fila verso la morte? Sembra che nulla possa mutare
lo schema dei nostri giorni, alterare la rima
data da lutto in assonanza con diletto.
Poi sopraggiunge l’amore come un volo lesto di uccelli
dalla terra al paradiso dopo la pioggia. Un tuo bacio,
rievocato, sfila, come fossero perle, questa catena di parole.
Cieli immensi ci congiungono, unendo qui a lì.
Desiderio e passione nell’aria che pensa.
 
 



lunedì 7 maggio 2012

Se non m'ami io t'amerò



Un insolito sabato pomeriggio.
Passato a prendersi a scatti...
Io, Samatha Jones e una macchina fotografica che, lo ammetto, non avevo la minima idea di come usare...


Un sabato pomeriggio passato a raccontare di noi, di quello che ci sta capitando in questo ultimo periodo, ciò che non avremmo voluto mai, ciò che non riusciamo ancora capire.

La scelta migliore.
Il momento peggiore.

A parlare d'amore, ovviamente... Vecchi amori. Nuovi amori... Dolorosi, complicati, ma anche seducenti e invitanti...
Amori che ti invadono, ti travolgono, che vanno più veloce di te e della tua razionalità, tanto che ti ritrovi coinvolta senza nemmeno saperlo. Amori da farti perdere la testa nello spazio di un secondo...

E poi... storie andate in pezzi nel giro di un istante.
Come si fa a non avere paura? A non voler fuggire per ritornare libere?



Amori che senza volere ti fanno del male, talvolta quasi ti uccidono, trascinandoti all'inferno, ma senza i quali ti sentiresti mancare il fiato. E quindi ti intestardisci e stabilisci che non può andare così, non deve andare così.
È sufficiente decidere che un amore durerà per sempre, perchè duri davvero? Che è quello che si vuole?
Ci si innamora sempre della persona sbagliata. O forse no? Forse è solo questione di tempo, di adattamento, di condivisione...


Ci sono amori per i quali daremmo la vita, per i quali ci diciamo pronti a cambiare ogni cosa.
Amori faticosi, che ci inducono a nascondere chi siamo davvero, per esserne all'altezza; ma è davvero possibile? E quanto dura?

Amori dolcissimi e così apparentemente perfetti, da farci sentire irrimediabilmente sbagliati.
Ma anche relazioni imperfette, complicate, eppure indistruttibili.
Amori puri, illuminanti, confortanti... Ma puoi chiamare questo, "amore"?

Amori illogici, fulminei, disarmanti.
Amori dolorosi, morbosi, violenti e che ti tolgono le forze, i sogni, i colori... un dolore fantastico, irrinunciabile.

Amori non contraccambiati, ma tanto "chi non ci vuole, non ci merita..." (fosse così facile...).
Amori indesiderati, non meritati, che ci fanno solo sentire in colpa o in dovere di... Amori che non riusciamo a restituire.

Tante lacrime più o meno nascoste, ma anche battiti di cuore e baci sotto la pioggia.


Sarebbe bello avere la ricetta, sarebbe meraviglioso se tutto fosse più facile e se le relazioni richiedessero solo un po' di ricerca e un assenso iniziale per poi proseguire senza sussulti... E vissero tutti felici e contenti!

Purtroppo non ci sono regole o protocolli da seguire, forse basterebbe solo definire le proprie regole, smettere di cercare, esigere o supplicare ed esserci quando è necessario.
Aprirsi all'alterità, chiudere gli occhi e non pensare...
Anche perchè in fondo "l'amore è meglio quando c'è".



Ghiannis Ritsos
Parola carnale
2

Sei tornata ridendo dal mercato, carica
di pane, frutta e un’infinità di fiori. Sui tuoi capelli,
vedo,
ha passato le dita il vento. Non lo amo il vento;
te lo ripeto. E poi, che te ne fai di tanti fiori? Quali
fra tutti,
tra l’altro, ti regalò il fiorista? E magari nello specchio
del suo negozio è rimasta la tua immagine illuminata
di lato
con una macchia blu sul mento. Non li amo i fiori.
Sul tuo seno
un fiore grande quanto un giorno intero. Siedi dunque
di fronte a me;
voglio guardare solo come pieghi il ginocchio, e star
lí a fumare
finché cada la notte misteriosa e s’alzi magnetica sul
nostro letto
una luna popolare da sabato sera, col violino, il salterio
e un clarinetto.




"mai per amore mi lascerò per te morire"

 

Grazie a Monica di Moliabal per gli splendidi accessori.


venerdì 3 febbraio 2012

La speranza di pure rivederti...



Nei primi giorni di ogni nuovo anno, mi ritrovo sempre alle prese con la lista dei buoni propositi. Propositi che poi in genere non rispetto mai, ma che mi ostino a scrivere su post it gialli che si ritrovano a vagare per la mia agenda per tutto l’anno... Quasi a ricordarmi, di tanto in tanto, che, di tutte le belle cose che avevo in mente, non ne ho realizzata nemmeno una, ma mille nuove possibilità mi si sono aperte ed io ho deciso di cogliere...
Adoro sorprendermi, adoro le sorprese.

Sono fatta così...

L’anno appena passato è stato per me un anno di rinascite, case nuove, nuovi legami, infiniti nuovi sogni e desideri; tapparelle da riparare, concorsi letterari in cui sperare, mobili da posizionare...
Quest’anno invece le cose sono andate diversamente, il 2012 è arrivato senza far rumore, ma poi mi ha travolta... I giorni si sono tramutati in settimane, un mese è passato senza che nemmeno me ne accorgessi, la neve ha niziato ad imbiancare i tetti della mia Milano ed io me ne sono rimasta immobile, sempre in attesa di quel colpo di scena che però sembra ancora non volerne sapere di arrivare...

Mi basterebbe una parola, un gesto, ma niente...



E così è stata crisi, ho pianto, avrei voluto urlare al vuoto e contro tutti; contro tutti quelli che hanno parlato a sproposito, contro tutti quelli che non sanno parlare quando dovrebbero e contro tutti quelli che non sanno stare zitti e non capiscono, o meglio, non mi capiscono.
Ho letto che ai primi dodici giorni dell'anno corrispondono i mesi dello stesso anno: ciò che accade in uno di questi giorni segnerà poi gli eventi del mese relativo... sarà vero?

Dio di volontà,
Dio onnipotente, cerca
(sforzati), a furia d’insistere
− almeno − d’esistere.



Sono passati relativamente pochi giorni dall’inizio del 2012, ma tutto è cambiato o si appresta a farlo. Giorni intensi e densi di cambiamenti e nuove consapevolezze.
Ho capito che ci vuole un attimo per vedere la tua vita andare in pezzi e che quando meno te lo aspetti ti ritrovi a dover ricominciare tutto daccapo. Proprio quando per la prima volta tutto sembrava andare nella direzione giusta, quando stavi per metterti tranquilla.
Le persone commettono errori, o forse no... Ma non possiamo sempre pretendere di giudicare tutto sulla base di quello che crediamo di sapere; è così profondamente ingiusto.
Entrare nel cuore di qualcuno, scendere nel profondo del suo animo è così dannatamente difficile, ma sarebbe così opportuno...

Ormai so che il vuoto che mi porto dentro da sempre, non potrà mai essere colmato, ma so anche che con i dovuti accorgimenti può fare meno male: in fondo al mio cuore ho finalmente accettato il fatto di non poter essere tutto (anche se immancabilmente ci provo) e ho capito chi mi sta accanto ha qualcosa che io non ho, è qualcosa che io non sono... E questo è davvero prezioso.




Non bisogna aver paura di lasciare perchè ciò che conta, non ci lascia mai.


La speranza di pure rivederti
m’abbandonava;
e mi chiesi se questo che mi chiude
ogni senso di te, schermo d’immagini,
ha i segni della morte o dal passato
è in esso, ma distorto e fatto labile,
un tuo barbaglio:
(a Modena, tra i portici,
un servo gallonato trascinava
due sciacalli al guinzaglio).

Scusate l’assenza (imperdonabile), i sentimentalismi e la negatività... Sono stati giorni complicati...
Niente buoni propositi per quest’anno... Non mi sembra i caso... Fingers crossed!

mercoledì 30 novembre 2011

Dove sono finiti i sandali verdi?

 “L’homme n’est qu’un roseau, le plus faible de la nature; mais c’est un roseau pensant”

Ci sono posti speciali in cui rifugiarsi quando si è inquieti. Posti che ti fanno sentire protetta e in cui la musica nell’aria è sempre colonna sonora perfetta delle tue malinconie; quelle che ti prendono quando meno te lo aspetti, senza un perchè, anche se sai che tutto è rimasto uguale a prima.
A volte capita... Tutto si fa oscuro e fumoso...

Quando ha iniziato a fare male?

Profonda come il cielo viene la malinconia...  

Quando le paturnie prendono il sopravvento, non è sempre facile... un solo gesto potrebbe uccidermi o farmi sprofondare ancora più giù... Ma prima o poi tutto passa.

...Perchè perdono il controllo... Perchè gli altri le invadono... Perchè non sanno quello che desiderano...Perchè vorrebbero essere felici...


In quei momenti adoro vagabondare per la città e, prima o poi, immancabilmente finisco per entrare in una libreria...    



In genere adoro le piccole librerie, dall’arredamento un po’ retrò,  in cui il libraio fa davvero il libraio, sa a memoria dove si trova il testo di cui hai bisogno senza dover consultare inventari elettronici e se ti consiglia un libro e perchè lo ha letto davvero!

Ma in quei giorni non mi va di parlare, di fingere, di spiegare, preferisco rintanarmi in quei megastore, grandi ed affollati, magari disposti su più piani, con commessi distratti e svogliati e avventori sempre indaffarati, sempre di fretta e mai troppo gentili...
Niente domande, niente sguardi indiscreti, voglio essere libera di vagare sola ed indisturbata, supponendo che gli altri nemmeno possano vedermi, lentamente, senza preoccuparmi di tutti i “devo” della mia giornata, senza un orario da rispettare...    

Io abituata a fare almeno tre cose contemporaneamente, perennemente di corsa, assillata dal trascorrere dei minuti, riconosco nella libreria la mia personale isola felice, dove posso prendermela comoda, dove tutto è rallentato. Non sai mai quando uscirai di lì, ma non è quella la cosa importante... Ci vuole pazienza per trovare quello cerchi e non sempre le giacenze indicate dai pc corrispondono alla realtà...



È inebriante perdersi tra gli infiniti scaffali del negozio, curiosare qua e là alla ricerca del libro giusto, passare indisturbata da un piano all’altro e osservare gli altri clienti alla ricerca di un’opera, di una verità o di un qualcosa a cui appigliarsi; forse un regalo, un volume di studio, o quel libro...
Mi piace fantasticare su cosa quei lettori avranno in mente in quel momento e cercare di intuire chi sono realmente partendo da ciò che stanno sfogliando: quali sono i loro interessi? Quali gioie colorano le loro giornate? Quali preoccupazioni oscurano i loro sogni?
Ci sono quelli alla ricerca di svago, quelli che sperano di trovare risposte, quelli che vogliono atteggiarsi a filosofi e fare conquiste e quelli che mirano a risolvere la seccante questione “Regali di Natale” senza perdere tempo prezioso...



Forse è anche per questo che c’è sempre un po’ di timore in me quando prendo in mano un libro e inizio a sfogliarlo... Cosa scopriranno di me?  
A volte è la copertina ad attrarmi, a volte il titolo, l’autore, basta anche solo una parola, un colore... Difficilmente si tratta di un best seller... Ma quel che è certo è che raramente esco da lì a mani vuote!


Ci sono libri che ti aprono gli occhi, che ti mostrano il mondo da un’altra prospettiva, altri divertenti con i quali puoi trascorrere piacevolmente qualche ora, altri che ti scaldano il cuore e ti fanno sognare, altri ancora di studio che arrivi addirittura ad odiare; ci sono libri che ti insegano qualcosa o che ti portano altrove e infine, ci sono libri che ti cambiano la vita, nei quali ti riconosci in pieno, che potresti aver scritto tu, dai quali ti senti finalmente capita, che non vorresti finissero mai perche potessero sempre essere lì a sorreggerti per non farti cadere di nuovo nel buio.


Nei nostri piccoli miti mormorava
le sue note sospiro Moon River,
le note stelline.
- Non mi abituerò mai alle cose che
finiscono.
Ho l’animo coi buchi
- Come?
- Coi buchi, non è bello compatto.
- E da quei buchi escono lacrime, vero?
- No: passa l’aria.
- E che succede?
- Si sente.
Audrey Hepburn seduta alla finestra,
dita papiro fino alla fine dei mondi,
con la chitarra sussurrava Moon River.  

Congedo con Agnese, Alessandro Fo      


giovedì 8 settembre 2011

Uò Uò


"...Quasi mi sembra un traguardo di stelle..."


Un anno è passato, anzi volato ed io nemmeno me ne ero accorta...
Un anno speciale trascorso con voi, 24 lettori... (quasi come quelli di
Manzoni).

Un anno ricco di cambiamenti, di scintillio e di voi. Sembrerà pazzesco, ma avete piacevolmente scandito questi mesi e ormai, fate parte di me.


Era il 23 agosto 2010 ed io, di fretta, con mille bagagli ad attendermi all’ingresso, più o meno pronta per partire per la montagna con il mio Big, scrivevo il mio primo post...

In realtà avevo pensato e creato il blog, qualche mese prima di quel fatidico giorno, ma poi ero troppo imbarazzata per scrivere qualcosa...


Il disagio, le perplessità (chi mai mi avrebbe regalato cinque minuti della sua vita per leggere delle mie malinconie?), la paura di mettermi in gioco, di uscire allo scoperto.

Così mi sono ritrovata a scrivere qualche riga di saluto, di fretta, con il pc sulla ginocchia, in camera da letto delle mie sorelle, con l’agitazione di chi teme di essere scoperta, con la speranza di passare inosservata...


Che emozione quel primo furtivo click su "Pubblica post"... In realtà sento sempre un brivido ogni volta!
“Sarà un bel viaggio”, lo avevo intitolato. Ed in fondo lo è stato e continua ad esserlo per me.

Spesso mi ritrovo a pensare ad alcuni commenti ricevuti... Non potete immaginare che gioia mi dia trovarne uno nuovo, stelline negli occhi, farfalle nello stomaco... E nello stesso tempo non potete capire quanto sia imbarazzante per me, realizzare che ci sia qualcuno “in carne ed ossa”, peggio ancora, che mi conosce, che mi legge, magari un’amica che non vedevi più da anni, una mattina sul treno... “Leggo il tuo blog, sai? ... che bello!”.

Pochi credevano in questa mio progetto, ma forse la prima ad aver avuto dubbi, paura e remore, sono stata proprio io.



Poi ho preso coraggio e mi sono buttata, ho lasciato cadere le barriere che di solito frappongo fra me e gli altri e ho fatto uscire la vera me, con tutte le mie stranezze e le mie contraddizioni...


Schizzi di vita...

Se rileggessi quello che scrivo, probabilmente non pubblicherei nulla, e per questo voi vi ritrovate post sconclusionati, stravaganti e senza un filo conduttore generale.


Ma questa in fondo è Bradshaw: illogica, irrazionale e bizzarra, con mille sogni ed infinite paure...



Su e giù dal tram, avanti e indietro da una casina a una casona... Sempre di fretta... Innamorata di Milano, ma con Cremona nel cuore.
Mi piacerebbe farvi percepire gli odori, i sapori, gli umori, le emozioni... In parte ci ho provato, a mio modo...





Sono passate di qui innumerevoli persone... A volte a loro insaputa sono diventati protagonisti dei miei pensieri... Centri nevralgici delle mie riflessioni e delle malinconie.
Ringrazio voi e loro, i miei “personaggi”.

Incontrarvi è stato determinante.




Con immenso amore

B

"... E qualche volta gli sputi sul viso, non fanno poi male se in fondo si sogna..."

mercoledì 27 luglio 2011

Once upon a bike


Quanti giapponesi fotografano il Duomo? Una cosa da non credere! Mentre noi, che abbiamo la fortuna di vivere a Milano, nemmeno ci fermiamo ad osservarlo nella sua maestosità e magari nemmeno abbiamo mai trovato il tempo per apprezzare il Cenacolo dal vivo (io ho rimediato ieri sera).

Ogni giorno sin dalle prime ore del mattino Milano si popola di un numero strabiliante di turisti... Ne vedo di nuovi ogni mattina, sparsi per le vie del centro, pronti ad immortalare ogni angolo della città, protetti dai loro berretti colorati.

Ho iniziato a familiarizzare con queste buffe figure e ad inventarmi favole su di loro da quando ho iniziato ad utilizzare la bicicletta per raggiungere l'ufficio.



Ebbene sì, non ci speravo quasi più! Io, che prima di trasferirmi a Milano, ho da sempre vissuto in simbiosi con la mia bici, che seppur perennemente sgangherata (nonostante l'annuale appuntamento con il ciclista) mi portava ovunque, finalmente ho preso coraggio e mi sono decisa a tornare ad utilizzare il mio mezzo di trasporto di sempre, alla faccia delle temibili e assassine rotaie dei tram e dei milanesi che a detta di molti guidano come matti!



I primissimi giorni chi mi ha visto mi avrà scambiato per un'Alice nel paese delle Meraviglie, direttamente catapultata in qualche pubblicità della Mulino Bianco, con l'unica differenza che mi avrà vista vagare sorridente e leggiadra per le strade caotiche di Milano e non nei sicuri e pacifici vialetti di campagna;
A volte temo proprio di assumere un'espressione bizzarra, ma è così bello ogni giorno pedalare libera per le vie del centro, perdersi in nuove vie, scoprire angoli nuovi, soffermarsi ad ammirare case e palazzi incantevoli (possibilmente evitando di schiantarsi contro un palo, è ovvio!) nei quali mi piacerebbe entrare e perchè no vivere, per qualche tempo. Immancabilmente poi la mia attenzione viene attratta dai passanti, dal loro look, dalle loro espressioni... Che lavoro faranno? Quali guai movimenteranno la loro giornata? E ancora, saranno felici?



Io sì. Non credevo sarei più riuscita ad affermare una cosa del genere, ma è successo... magicamente, senza dare nell'occhio: un bel giorno mi sono accorta che questa cosa era reale. Ed è stato bello!

Tanti anni fa sottovalutavo l'importanza di questa domanda e sorridevo quando Marzullo a Sottovoce poneva il quesito ai suoi ospiti (lo confesso una quindicina di anni fa ero una fedele spettatrice del programma...).
Ho capito che il problema non era affatto banale quando mi sono accorta che era ora di mettersi alla ricerca della ricetta per tornare ad essere felice.

Ora, anche se ho ripreso in mano la mia bicicletta, non sono tornata esattamente quella che ero allora... il tempo inevitabilmente cambia molte cose e altre ne porta via e non c'è verso di farsele restituire, ma finalmente qualcosa sta cambiando... forse si tratta di un meraviglioso incantesimo?



Desolata, non sono ancora in grado di distinguere con precisione i singoli ingredienti che compongono la ricetta, ma vi assicuro che il sapore è delizioso... Per il momento vi lascio un accenno alla ricetta della torta per il sediecsimo compleanno di Aurora (La Bella Addormentata)... a me strappa sempre un sorriso:

Fauna: Ora lievito. Un cuc.no! Un cucno?

Serenella: Un cucchiaino!

Fauna: Un cucchiaino! È abbreviato!


"La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio devi muoverti". (A. Einstein)